Libro d'Oro della Nobiltà Italiana
Collegio Araldico Romano
Istituto Araldico Romano 1853







STATISTICA



Attingendo allo studio pubblicato in luglio 2016 da Gallelli-editore, dal titolo STATISTICA NOBILIARE (opera registrata presso l'ufficio pubblico generale delle opere protette dalla legge sul diritto d’autore -art. 103 L. 633/1941), studio svolto sulla XXV edizione (2015-1019) del Libro d’Oro della Nobiltà Italiana-nuova serie, si evince che fin dalla prima edizione del 1910 il Libro d’Oro rappresenta in Italia una delle prime guide statistiche, genealogico-nobiliari di sempre, pur essendo le vecchie edizioni deficitarie a livello di censimento nobiliare.

Con l’unità nazionale, e veduta la pluralità di stati preunitari e quindi dei rispettivi ordinamenti nobiliari, tutti diversi tra loro, sorse la necessità di istituire un organo ufficiale consultivo, che regolamentasse la materia nobiliare.

L’art 79 dello Statuto Albertino (statuto del Regno), venne promulgato il 4.3.1848 ed esteso, dopo l’Unità nazionale, a tutti i territori del Regno d’Italia), mentre con R.D. del 10 ottobre 1869 n. 5318 veniva istituita la Regia Consulta Araldica “ per dar parere al Governo in materia di titoli gentilizi, stemmi ed altre pubbliche onoreficenze”, e tenere un registro dei titoli gentilizi.

Con il R.D. 8 maggio 1870 furono poi stabilite le basi del diritto nobiliare del Regno d’Italia con molte disposizioni, tra le quali l’elenco dei titoli suscettibili di concessione o riconoscimento; i provvedimenti di competenza sovrana (concessione, conferma, autorizzazione, rinnovazione, riconoscimento); le modalità del riconoscimento per giustizia su domanda dell’interessato; la facoltà (della Regia Consulta Araldica) di iscrivere d’ufficio i  discendenti di famiglie notoriamente nobili e di quelle già iscritte negli antichi Libri d’Oro delle repubbliche di Genova e Venezia.

In Italia col termine Libro d’Oro si identifica una tipologia di elenchi diffusi in diversi stati, nei quali erano annotate le famiglie nobili.

Esistevano infatti elenchi nobiliari in numerose città e stati dell’Italia preunitaria chiamati: Libro d’Oro, come ad esempio:



-Libro della Cittadinanza Nobile o del Patriziato.

-Libro della Patrizia Nobiltà.

-Libro della Cittadinanza Nobile o del Patriziato.

-Libro della Nobiltà.

-Libro d’Oro del napoletano

-Libro d’Oro Capitolino del 1726 (oggi custodito presso il Collegio Romano).

-Libro d’Oro di Venezia dal 1506.

-Liber Nobilitatis (a Genova dal 1528 detto Libro d’Oro).

-Libro d’Oro di Modena (dal 1746).

-Libro d’Oro di Lucca (istituito nel 1628).

A fronte di ciò i RR.DD. del 11.12.1887 e del 5.1.1888 modificarono l’ordinamento della Regia Consulta araldica e disposero (art. 11) la compilazione di registri nei quali dovevano essere trascritte le nuove concessioni, i riconoscimenti ed i vecchi minutari esistenti presso la Consulta Araldica stessa.

Le COMMISSIONI ARALDICHE REGIONALI furono istituite con R.D. 15 giugno 1889 (rese permanenti nel 1891) con il compito di compilare gli elenchi regionali delle famiglie nobili ed esaminare preliminarmente le pratiche nobiliari della regione storica di competenza.

Il REGISTRO DEI TITOLI GENTILIZI fu istituito nel 1889 ne quale vennero annotate le famiglie che avevano ottenuto decreti di concessione o riconoscimento di titoli nobiliari nel Regno d’Italia dopo l’Unità e furono progressivamente compilati 14 elenchi regionali nei quali furono iscritte le famiglie già registrate negli elenchi ufficiali degli stati preunitari.

Il R.D. 2.7.1896 n. 313 approvò il nuovo ordinamento della Consulta Araldica cui seguì il regolamento d’esecuzione (R.D. 5 luglio 1896 n. 314) che prevedeva, all’art. 68, l’istituzione del Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, registro manoscritto nel quale dovevano essere annotate le famiglie che avevano ottenuto la concessione, rinnovazione o riconoscimento di titoli nobiliari; agli art. 77-82 era prevista la costituzione dell’Ufficio araldico presso il Ministero dell’Interno, con funzione di segreteria della Regia Consulta.

Erano iscritti nel Libro d’Oro tutti coloro che ottennero un titolo nobiliare con provvedimento sovrano di grazia e coloro che ebbero un riconoscimento dei propri diritti nobiliari con un provvedimento governativo di giustizia; tutte le famiglie iscritte nel Libro d’Oro erano comprese anche negli elenchi regionali e, per distinguerle,  il cognome era preceduto da un asterisco.

Oltre al registro manoscritto detto Libro d’Oro della Nobiltà Italiana era previsto che fossero tenuti dall’Ufficio Araldico sotto la direzione del Commissario del Re i seguenti altri volumi manoscritti: “Libro Araldico dei titolati esteri”, “Libro araldico della cittadinanza” (per le famiglie di distinta civiltà titolari di uno stemma), “Libro araldico degli Enti Morali”, “Elenco Ufficiale della Nobiltà Italiana”.

Si consideri che il Consiglio di Stato con decisione dell’11 dicembre 1925 stabilì che il provvedimento di iscrizione al Libro d’Oro era un atto amministrativo, che seguiva alle dichiarazioni delle autorità competenti.

L’iscrizione al Libro d’Oro costituiva inoltre un atto fiscale e statistico, dato che infatti il R.D. 22.9.1932 n. 1464 obbligava al pagamento delle tasse previste per il titolo e per ogni annotazione di nascita, matrimonio e morte.

In merito al Libro d’Oro della Nobiltà Italiana edito dal Collegio Araldico-Roma, Carmelo Arnone nel suo volume Diritto nobiliare Italiano storia ed ordinamento scriveva:

[…] Il Libro d’oro è una compilazione inedita, fatta dalla pubblica amministrazione nella quale si iscrivono le famiglie italiane che ottengono la concessione, la rinnovazione, l’autorizzazione o il riconoscimento di titoli e attributi nobiliari […].

ed aggiungeva in nota:

I così detti Libri d’oro che sono in vendita sono compilazioni di privati, che non hanno valore legale. Pregevole è però per la copia e la esattezza delle notizie il Libro d’Oro della Nobiltà Italiana pubblicato periodicamente fin dal 1910 per cura del Collegio Araldico Romano”.

Gian Carlo Jocteau scriveva nel 1997:

[all’inizio del Novecento] prese corpo un’iniziativa destinata a sopravvivere sino ai giorni nostri: si trattava del Libro d’oro della nobiltà italiana, che con una nuova ambizione di respiro nazionale comparve per la prima volta nel 1910 (fino ad oggi ne sono comparse 20 edizioni ed è in preparazione la ventunesima), raccogliendo con sistematicità e con obiettivi di progressiva completezza cenni storici e genealogici delle famiglie nobili italiane e notizie sui loro membri viventi […]

Giovanna Arcangeli, all’epoca, responsabile del servizio araldico dell’Archivio Centrale dello Stato, descriveva con precisione il Libro d’oro istituito con il Regio Decreto 314/1896:

Nell’aprire i grandi volumi del Libro d’oro della nobiltà italiana si è attratti dalla solennità delle dimensioni (45×60 cm formato detto in folio), dalle robuste parti metalliche poste a sostegno e protezione dei punti potenzialmente più deboli della pregevole rilegatura di marocchino; si è colti dal seducente splendore dello stemma stampigliato sul piatto superiore della legatura. Aprendo poi il volume ci si perde nel labirinto armonioso e complesso dei nominativi delle singole famiglie-vergati in inchiostro dorato [] La serie archivistica si compone nella sua completezza di trenta volumi, ciascuno mediamente contiene 199 bifogli. Tutta la serie ha la medesima altezza e tipo di legatura, esternamente ciascun volume è contraddistinto da cifre romane incise in oro [] La numerazione ricorre in tutte le pagine doppie con l’indicazione del numero del volume. Rigore e gravità cancelleresche sono affidate al calligrafo che con estrema ed accurata perizia annotò a grandi lettere, ricorrendo a una singolare sintesi paleografica, il nome della famiglia e i luoghi di origine e residenza […]”.

Per avere un esempio del contenuto di questa serie archivistica manoscritta, si può confrontare il libro Alle radici dell’identità nazionale Prosopografie storiche italiane Libro d’oro della nobiltà italiana (I-II) pubblicato nel 2009 dove sono stampati in fac-simile i primi due volumi.



Pubblicazioni del Regno d’Italia

Come detto sopra, le commissioni araldiche regionali compilarono i primi Elenchi Ufficiali della nobiltà Italiana del Regno d’Italia, sia su istanza delle famiglie, sia d’ufficio basandosi sui documenti degli archivi di stato, in forma provvisoria poi in forma definitiva.

Vennero editi quattordici Elenchi Regionali, tra il 1895 ed il 1912, approvati, ciascuno, con Decreto Reale (alcuni dei quali ripubblicati in edizione anastatica dalla casa editrice Forni nel 1988 e da 3T di Gianni Trois e figli di Cagliari nel 1972).

In seguito gli elenchi regionali aggiornati furono fusi in un unico volume e fu pubblicato (Torino: Bocca, 1922) l’Elenco ufficiale della nobiltà italiana, approvato con R.D. 3.7.1921 n.972 e ripubblicato in ristampa anastatica dall’editore Arnaldo Forni a Bologna nel 1970 e nel 1997, nonché con la serie aggiornata edita da Gallelli-editore nel 2012.

Nel 1933 il Poligrafico dello Stato editò l’Elenco ufficiale della nobiltà italiana approvato con R.D. 7.9.1933 n. 1990.

In questa volume le famiglie iscritte nel Libro d’Oro della Consulta Araldica erano contrassegnate con un asterisco; le altre famiglie presenti (senza asterisco), in forza dell’art. 2 dell’ultimo decreto citato, dovevano chiedere l’iscrizione nel Libro d’Oro nel termine di tre anni (poi prorogato di altri due), presentando la documentazione e pagando le tasse previste.

In seguito fu approvato con R.D. 1.2.1937 e pubblicato l’ Elenco ufficiale della nobiltà italiana. Supplemento per gli anni 1934-1936 (Roma, 1937); anche in questo volume solo le famiglie iscritte al Libro d’Oro erano contrassegnate da un asterisco mentre le altre famiglie nobili erano senza asterisco. Il 7.6.1943 fu emanato un nuovo ordinamento dello stato nobiliare italiano ed un nuovo regolamento della Consulta Araldica che prevedevano l’obbligo per tutte le famiglie nobili di iscriversi nel Libro d’Oro. Successivamente per le note vicende belliche ed istituzionali non furono pubblicati altre edizioni, e dopo il 25 luglio 1943 la Consulta araldica cessò di funzionare; scriveva Aldo Pezzana:

[…] Elenchi ufficiali non ne vennero più pubblicati sicché la possibilità di effettuare l’iscrizione [nel Libro d’oro] venne meno: la distinzione delle famiglie con o senza asterisco permane peraltro nelle pubblicazioni private in materia nobiliare[…]”.



Statistica riportata dagli Elenchi Ufficiali della Nobiltà Italiana e dal Libro d’Oro della Nobiltà Italiana della Regia Consulta Araldica



Benchè da uno studio condotto da Gallelli-editore sugli Elenchi Ufficiali della Nobiltà Italiana (registri aggiornati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri del Regno d’Italia, quindi documenti ufficiali dello stato), il numero delle famiglie nobili risulti essere di circa 12.000, al contrario fin dalla prima edizione del 1910 alla XXIV edizione 2010-2014 del Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, sono state invece censite solo 5000 famiglie nobili, escludendone quindi circa 7000.

Cinquemila famiglie nobili delle quali circa un terzo di nobiltà semplice, priva cioè di titoli al di sopra di quello di nobile e due terzi dotate di titoli nobiliari superiori: questi sono, in ordine gerarchico decrescente, senza che ciò però implichi una correlazione tra importanza del titolo nobiliare e importanza del casato.

Quindi nelle edizioni del Libro d’Oro edite dal 1910 al 2014 solo state pubblicate solo meno della metà delle famiglie riconosciute dal Regno d’Italia, e pubblicate sugli Elenchi Ufficiali.

Inoltre a partire dalla prima edizione del 1910 a quella del 2010, le casate sono state citate con il rimando, quando da due edizioni del Libro d’Oro (quindi da 8 – 10 anni) non abbiano più fatto avere notizie alla redazione.

Il 70% delle famiglie pubblicate sono state sviluppate con gli stati personali nelle precedenti edizioni del Libro d’Oro, dal 1910, essendo quindi circa 2700 famiglie.

Un 8% possiamo considerare essere le famiglie che non sono mai state analizzate nei loro stati personali nelle precedenti edizioni; sono citate nei richiami perché presenti negli elenchi ufficiali del Regno d’Italia: sarebbero quindi circa 300.

Sulla base dei dati forniti dall’Unione della Nobiltà d’Italia il 22% pari a 850 famiglie si sono estinte.

Sommando le quasi 2000 famiglie della XXIV edizione, trascrivendo lo stato personale alle 3850 famiglie delle passate edizioni e aggiungiamo ancora le 300 famiglie di cui il Libro d’Oro non si è mai interessato, arriviamo ad avere ipoteticamente 6200 famiglie pubblicate fino all’edizione XXIV.

Poichè in base al censimento ISTAT del 2011 relativo alla popolazione italiana, ove la media di componenti per nucleo familiare era di 3 persone, nel Libro d’Oro dalla prima edizione alla XXIV edizione, sono non sono stati riportati i casati in modo generale, cioè il ceppo composto di diverse famiglie.

Si devono quindi moltiplicare i 6200 nuclei familiari almeno per 6 arrivando così a contare circa 37.200 famiglie edite nella XXIV edizione del Libro d’Oro, adottando quindi il coefficiente di calcolo di 4 persone per famiglia.

Dal 1910 al 2014 le famiglie presenti nel Libro d’Oro sono poi riportate con tre segni che ne contraddistinguono l’origine della nobiltà:

  • ° con un cerchietto sono contraddistinte le famiglie che hanno avuto un provvedimento di grazia di S.M il Re Umberto II, non trascritto presso la Consulta Araldica, od un atto sovrano dei Sommi Pontefici (successivo al 1870) o della Repubblica di S. Marino (successivo al 1861), per i quali non sia intervenuta prima del 1946 l’autorizzazione all’uso in Italia, od un provvedimento di giustizia del Corpo della Nobiltà Italiana, o la cui nobiltà sia stata riconosciuta dal Sovrano Militare Ordine di Malta per la ricezione con prove nelle categorie di cavalieri che richiedono prove nobiliari;

  • * con un asterisco le famiglie che avendo ottenuto dal Regno d’Italia, fra il 1861 ed il 1946, un provvedimento di giustizia o di grazia, erano registrate nel “Libro d’Oro” della Consulta Araldica del Regno, ora depositato presso l’Archivio Centrale dello Stato

  • senza alcun contrassegno, le famiglie le quali, pur non avendo avuto a loro favore alcun atto formale fra il 1861 ed il 1946, erano inserite negli Elenchi Ufficiali Nobiliari del 1921 e dei 1933 e nel supplemento 1934-36.

    Analizziamo quindi come le 1997 famiglie si distribuiscano in funzione dei segni che ne contraddistinguono l’origine della nobiltà si ottiene il seguente grafico:Numericamente 1378 sono le famiglie con l’asterisco (69%), 355 quelle senza contrassegno (18%) e 264 quelle con il cerchietto (13%).Approfondendo questo argomento, le famiglie senza contrassegno sono così suddivise. Questo tipo di distribuzione (senza contrassegno, cerchietto, asterisco) può portare a delle considerazioni sulle singole categoria di nobiltà. Vediamo i 474 Nobili. Le famiglie senza nessun contrassegno sono 103 (22%), quelli con il cerchietto 123 (26%) e quelli con asterisco 249 (52%).I 119 Patrizi sono 42 senza nulla (35%), 8 con il cerchietto (7%) e 69 con l’asterisco (58%).I 208 Baroni sono 25 senza nulla (12%), 37 con il cerchietto (18%) e 146 con l’asterisco (70%).I 664 Conti sono 111 senza nulla (17%), 68 con il cerchietto (10%) e 485 con l’asterisco (73%).I 351 Marchesi sono 42 senza nulla (12%), 19 con il cerchietto (5%) e 290 con l’asterisco (83%).I 72 Duchi sono 15 senza nulla (21%), 6 con il cerchietto (8%) e 290 con l’asterisco (51%).Infine i 108 Principi sono 17 senza nulla (16%), 3 con il cerchietto (3%) e 88 con l’asterisco (81%).

    A partire invece dalla XXV edizione 2015-2019 del Libro d’Oro-nuova serie curato da Gallelli- editore per il Collegio Araldico Romano -Istituto Araldico Romano, sono state censite complessivamente circa 12.000 casate (contro le 5000 delle edizioni precedenti), quindi includendo finalmente le 7.000 mancanti, infatti presenti negli Elenchi Ufficiali della Nobiltà Italiana (vale la pena di ricordare registri aggiornati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri del Regno d’Italia, quindi documenti ufficiali dello stato).

    La rimanenza delle casate sono quelle invece riconosciute con formale provvedimento dalla Santa Sede (attraverso i tribunali ecclesiastici), e da S.M. Umberto II di Savoia, e quelle riconosciute dal S.M.O.C. di S. Giorgio (tutelato dalla monarchia spagnola).

    Statisticamente si hanno quindi i titoli di:

  • principe (circa il 6,5 per cento sugli altri titolati)

  • duca (circa il 4 per cento),

  • marchese (circa il 24 per cento),

  • conte (oltre il 52 per cento),

  • visconte (lo 0,1 per cento),

  • barone (circa il 13 per cento).

In conclusione possiamo dire che per quanto riguarda la serie periodica del Libro d’Oro, il censimento più completo e veritiero sulle famiglie nobili italiane, è quello pubblicato a partire proprio dalla XXV (2015-2019) edizione della nuova serie del Libro d’Oro della Nobiltà Italiana.

Anche se per onestà intellettuale, va detto che il calcolo genealogico più esaustivo sulle casate viventi è quello pubblicato nella XXX edizione dell’Annuario della Nobiltà Italiana (che è quindi attualmente il repertorio nobiliare più completo a livello statistico, genealogico, nobiliare).

Esso sposta infatti il numero di casate viventi ed estinte, discendenti dalle sole iscritte negli Elenchi ufficiali nobiliari, a poco oltre 12.000 per un totale di oltre 78.000 persone.

In conclusione da questi calcoli statistici, si evince che il titolo italiano più diffuso è quello di Conte (54%), seguito dalla somma dei Nobili e Patrizi (30%); poi ci sono i Marchesi (24%), i Baroni (13%), i Principi (6,5%) ed in ultimo i Duchi (4%).

A nord Italia hanno la prevalenza i conti, mentre al sud i baroni e i principi.





BREVE STATISTICA INTERNAZIONALE



Stato

Numero di nobili

% di nobili sul tot. della popolazione

Polonia

800.000

15%

Spagna

722.000

7 – 8 %

Russia

5 – 600.000

2 – 3 %

Francia

300.000

1 %

Svezia

15.000

0,5 %


MEDIA  nel XVIII

5,3 %



In conclusione oggi il Libro d'Oro della Nobiltà Italiana-nuova serie corrente-Gallelli-editore, amministrato dal Collegio Araldico Romano-Istituto Araldico Romano, è il solo Libro d’Oro riconosciuto dallo stato italiano. Un repertorio, araldico, genealogico, anagrafico, statistico-nobiliare, Italiano, accreditato dall'Unione della Nobiltà d'Italia, dalle casate italiane, e custodito nelle maggiori Biblioteche comunali e nazionali, oltre che in quelle di esclusivi circoli sociali, ma è anche una pubblicazione accreditata presso tutti i sovrani Europei, dato che infatti ogni edizione viene loro donata d'ufficio, e dunque custodita presso le biblioteche dei rispettivi palazzi Reali.






Nella foto il libro denominato STATISTICA NOBILIARE DEL LIBRO D’ORO DELLA NOBILTA’ ITALIANA, pubblicato nel 2014 da Gallelli-editore, dal quale sono tratte le statistiche di questa pagina in oggetto.





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